Scizeri de Fiem Schützenkompanie Fleimstal
Scizeri de FiemSchützenkompanie Fleimstal

SAN SEBASTIANO

 

Una delle più antiche devozioni a livello europeo risale ai famosi martiri guerrieri. Uomini nati o divenuti cristiani e che nella loro missione di fede riuscirono a cambiare l'opinione delle persone del loro tempo attraverso miracoli ed atti eroici volti alla diffusione del messaggio divino e di Gesù Cristo. San Sebastiano è santo patrono delle milizie, degli ufficiali e della polizia municipale perchè in tutti e tre il Santo si è realizzato: prima come protettore della sicurezza cittadina nelle Coorti Urbane e poi soldato della Coorte Praetoria (corte pretoria o guardia imperiale) poi come comandante della stessa. Un esempio di come la fede debba superare il potere terreno degli uomini facilmente corruttibile e pronto a distruggere la dignità umana. San Sebastiano, soldato romano insegna che anche il militare deve rispondere ad una propria coscenza e che difronte all'oppressione data dal potente sul popolo deve porsi come scudo in difesa dei più deboli tutelandone i diritti. La fede diviene mezzo per la propria missione, motivo di ispirazione dato dalla divina provvidenza per tutti coloro che cercano nella propria mansione da soldato, milizziotto, vigile urbano od ufficiale uno scopo più profondo, un legame con se stessi, con Dio e le persone che ci circondano. 

 

PATRONO DEI SCIZERI

 

Fin dalle origini uno dei patroni dei scizeri o schutzen è stato San Sebastiano, patrono degli arcieri e dei moschettieri. il motivo lo si deve far risalire al 1511 quando l'imperatore Massimiliano I° decise di creare il corpo degli scizeri attraverso il Landlibell. Questi, erano muniti soprattutto di moschetti e balestre, entrambi armi da tiro considerate pertinenti con il mondo degli arcieri. 
La prima compagnia ufficiale nacque a Cavalese di cui ne esiste ancora oggi un manoscritto archiviato presso la biblioteca Muratori.
Quelli che oggi più abitualmente chiamiamo schutzen originariamente prendevano il nome di scizeri*, taolazzani o trabanti e alle volte anche fanti (solo successivamente bersaglieri immatricolati o schutzen) e disponevano di più generi d'arma. Oltre a moschetto e balestra essi portavano alabarde e picche, spade e pugnali. Una sorta di lanzichenecco, non mercenario ma fedele alla casa imperiale degli Asburgo e al Principe Vescovo di Trento. Lo scizero era obbligato ad addestrarsi al tiro settimanalmente e doveva rispondere alla chiamata alle armi rispettando il solo scopo di difesa dei confini tirolesi da possibili invasori. L'armamentario veniva rifornito direttamente dal Vescovo o dall'Imperatore.
A Cavalese il luogo di tiro era vicino alla Pieve, divenuto poi nei secoli punto fisso di ritrovo fino al 1918. 
Pertanto la storia di San Sebastiano a Cavalese è molto antica con la chiesa eretta già nel 1464 affianco al palazzo Vescovile, oggi sede museale della Magnifica Comunità di Fiemme. L'Ordine dei scizeri, con oltre 500 anni di storia va di pari passo al culto sebastiano della Val di Fiemme.

*Alcuni documenti ritrovati recentemente negli archivi diocesani dimostrano che il nome scizeri veniva già utilizzato prima del 1511. probabilmente reparti di difesa delle contee imperiali poi estese a tutto il territorio tirolese.

STORIA DI SAN SEBASTIANO

San Sebastiano, nato molto probabilmente a Milano nel 256 da padre di Norbona e madre di Milano, visse nella città natia educato attraverso la fede cristiana. Nel 260 l’Imperatore Gallieno (dal 253 al 268) aveva abolito la persecuzione contro i cristiani in tutto l’Impero avviando un periodo di pace con il nuovo credo. Sebastiano crebbe così in un periodo florido senza dover temere alcuna sorte. Avviatosi verso Roma intraprese la carriera militare diventando tribuno della prima coorte praetoria (corte pretoriana o guardia imperiale). Nel corso degli anni succedettero all’impero numerosi imperatori ma sotto Diocleziano (dal 284 al 305), Sebastiano divenne comandante della coorte praetoria. Diocleziano nel 303, dopo essere stato sobillato da Galerio (uno dei tre cesari a cui era stato spartito il potere imperiale) decise di rompere la pace con i cristiani cercando di sterminarli. Sebastiano, non essendosi mai dichiarato per il suo culto all’imperatore, decise di salvare ogni cristiano possibile senza destare sospetti attraverso la sua carica che gli permetteva di poter agire abbastanza indisturbato. Un giorno due cristiani, Marco e Marcellino, vennero arrestati per la loro fede su ordine del prefetto Cromazio: per mediazione del loro padre i due giovani ottennero trenta giorni di sospensione dalla pena capitale nei quali l’uomo cercò di convincerli ad abiurare la loro fede in Cristo. In preda alla disperazione stavano per cedere alle richieste paterne quando Sebastiano, venuto a sapere quanto stava accadendo decise di intervenire dando coraggio a Marco e Marcellino preparandoli alla morte e perseverando nel trasmettergli fede in Gesù. In quell’atto Sebastiano venne immerso dalla luce divina lasciando esterrefatti i presenti: La moglie del cancelliere imperiale, presente tra i testimoni rimase in estasi e dopo essersi prostrata venne toccata sulle labbra dalle dita di Sebastiano ricevendo il dono della parola, essendo lei muta per una malattia da vari anni. L’intera famiglia del cancelliere si converti al cristianesimo come quella del prefetto i quali tentarono di nascondersi dalla furia sanguinaria di Diocleziano, ma invano e vennero tutti martirizzati. In seguito alla torture inflitte ai cristiani Diocleziano venne a sapere che il proprio comandante abbracciava questa fede salvando alle sue spalle coloro che lui condannava a morte. Sebastiano venne condannato a morte e condotto al palo presso il colle Palatino dove dopo essere stato legato venne trafitto al corpo da frecce scoccate dai suoi stessi soldati. Convinti di averlo ucciso lo lasciarono al palo affinché le bestie selvatiche se ne nutrissero col suo corpo. Una donna di nome Irene, amica di Sebastiano, che viveva poco lontano dal palo del supplizio si recò con la propria serva a recuperarne il corpo per darne degna sepoltura. Trovandolo ancora con un fil di vita lo nascose presso la sua casa curandolo dalle terribili ferite. Sebastiano si riprese grazie alle cure di Irene ma non poteva più vivere nella capitale: gli amici gli consigliarono di fuggire ma la fede in lui dopo essere stato miracolato fu talmente grande da dover darne testimonianza a tutti ed in particolar modo all’imperatore. I soldati, increduli di vedere ancora in vita il comandante delle guardie imperiali non ebbero il coraggio di fermarlo e presentatosi al tempio di Eliogabalo, dove in quel momento si trovava Diocleziano e davanti alla sua incredulità proclamò la sua fede mostrando il miracolo che Dio e Cristo avevano operato su di lui. Questo atto diede forza ai cristiani perseguitati e trasmise timore nei pagani che vedevano il possibile ritorno dal mondo dei morti dei cristiani che erano stati uccisi per volere o mano loro.  Diocleziano non poteva lasciare impunita una tale azione: ordinò allora la cattura di Sebastiano e con nuovo proclamo lo condannò a morte per flagellazione. Fu così che venne portato nuovamente al palo sul Palatino e flagellato in pubblico affinché venisse data prova dell’inesistenza del miracolo. Legato alla corda di un cavallo venne trascinato per la città affinché ognuno potesse vederne la punizione ed ogni cristiano temesse l’imperatore. Venne gettato agonizzante nelle fogne (Cloaca Maxima). Quella notte Sebastiano apparve in sogno ad Irene indicandole il luogo in cui avrebbe trovato il suo corpo esanime. Irene, assieme alla sua serva recuperò il corpo di Sebastiano e lo portò a degna sepoltura presso le catacombe romane lungo la via Appia, oggi chiamate di San Sebastiano. La morte è datata il 20 gennaio del 304.

 

A cura della redazione della SK Fleimstal

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