Rubrica storica IL VILLAGGIO DEI GUERRIERI
Ia parte
GLI ARIMANNI
Quando parliamo della storia dI Castello di Fiemme si fa spesso riferimento ad un tempo dove sul colle di San Giorgio si ergeva un castello.
Ma in quale periodo vi era questo edificio fortificato?
Le origini di edifici a scopo di controllo militare risalgono molto probabilmente all’epoca longobarda tra il 700 e l’800 d.C.. Una serie di torri di controllo ed edifici in legno erano posti lungo
la strada che attraversava la Val di Fiemme la quale serviva da scorciatoia della via Claudia Augusta. Essa partiva da Castel Feder, presso Montagna ed attraversando Fiemme e Primiero arrivava a
Feltre ricongiungendosi con il tratto originale della Claudia Augusta.
La scelta del luogo per edificare il Castellum non era casuale. Oggi, la costruzione viene identificata come “castello speronato”, cioè delimitato da precipizi su due o tre lati con accesso e
mura di difesa solo su uno.
Ma chi doveva garantire la sicurezza da questo castello e ne gestiva i terreni tutt’attorno?
Nel corso del tempo, fra il VII e XI sec. succedettero longobardi, franchi e baiuvari i quali mantennero e riconobbero come ogni predecessore i diritti sul territorio che oggi conosciamo di
Castello-Molina di Fiemme e Cavalese. Gli abitanti di questo luogo erano contadini e cacciatori ma con una caratteristica particolare: venivano chiamati exercitales o più comunemente arimanni ed
erano in tempo di guerra l'elite dell'esercito.
Il popolo longobardo, attraverso le sue migrazioni aveva portato con se numerosi guerrieri in grado di difendere quei punti nevralgici per il collegamento e la difesa delle varie comunità.
Le popolazioni locali già presenti sul
territorio, molto probabilmente entrarono in conflitto con i nuovi arrivati e sconfitti o assorbiti dalla stessa cultura longobarda
trasformarono i loro masi (hube) in veri e propri luoghi d’arme. L’arimanno infatti era colui che libero da ogni vincolo signorile prestava diretto servizio al volere del sovrano. Durante una guerra
i duchi e conti longobardi chiamavano alle armi il popolo per poter attaccare o difendersi. Gli exercitales potevano venir chiamati a raccolta solamente dal re longobardo attraverso un vicario, per
affrontare campagne militari ma allo stesso tempo per difendere i territori che presidiavano. Solo attraverso costanti addestramenti all’uso delle armi era possibile mantenere la carica militare e
tra le loro mansioni vi era anche quella di
comandare gli eserciti, avendo singolarmente una capacità di attacco pari a cinquanta soldati semplici. I loro diritti erano unici: non
pagavano tasse, avevano possedimenti non divisibili e godevano dell’immunità diplomatica, davano alloggio a viandanti ed altri guerrieri, avevano diritto di sfruttamento delle risorse sulle terre
comuni circostanti al proprio maso.
Essi ricevevano uno stipendio e al loro insediamento nella carica di arimanno ottenevano anche un appezzamento di terra lungo le principali vie, strade di epoca romana e di loro costruzione che
consentivano il transito veloce delle truppe da un territorio all’altro. Ogni maso o castellum era attraversato da un tratto di strada comune e doveva essere mantenuto a spese del arimanno che ne
possedeva tale frazione. In alcuni casi vennero a crearsi dei veri e propri dazi nei punti in cui sorgevano ponti o villaggi per poter pagare le spese di manutenzione della strada. Gli arimanni non
pagavano dazio, cosa non concessa ai viandanti, mercanti e pellegrini. Le hube o masi, costituivano un piccolo nucleo di case dove si svolgevano tutte le attività agricole di interesse per il
fabbisogno della famiglia dell’arimanno ma disponevano anche di strutture aperte ai viandanti gestite e mantenute a spese del proprietario; questa usanza viene ancora oggi
praticata nelle baite amministrate dalla Magnifica
Comunità di Fiemme. Essi potevano dare in eredità il loro bene ai propri figli i quali, se decidevano di proseguire con lo stessa titolo di
exercitales, mantenevano maso e diritti. Se invece alla morte del padre non proseguivano nel ricoprire l’incarico divenivano "pauperi" - persone comuni, senza più immunità, perdendo anche l’usufrutto
dei pascoli liberi. Potevano mantenere il maso ma pagando le dovute tasse.
In Val di Fiemme ogni casa arimanna, dopo la costituzione del Principato Vescovile di Trento nel 1026 e successivamente della Comunità di Fiemme nel 1111, rimase sotto il controllo della
giurisdizione di Castello di Fiemme creando innumerevoli dispute con i Principi Vescovi i quali desideravano poter avere al proprio servizio questi exercitales sparsi lungo tutta la valle e su tutti
i suoi passi. Col tempo incominciarono a decadere gli antichi privilegi e vennero introdotte una serie di tasse da parte vescovile chiamate arimannie che permettevano agli arimanni di uscire dalle
loro proprietà e godere dei pascoli comuni della Comunità di Fiemme indispensabili per il fabbisogno del loro bestiame.
bibliografia:
“Cronache Fiemmesi Attraverso nove secoli” 1975. Candido Degiampietro. Manfrini editore
“Historia Langobardorum” 789. Paolo Diacono. Documento digitale tradotto
“Storia dei Longobardi” 2002. Jorg Jarnut. Giulio Einaudi editore
“Il dosso della chiesa di San Giorgio a Castello di Fiemme” 2019. Tarcisio Zanon. Litotipografia Alcione
“Castello di Fiemme e suo Comitato” 1899. G.B. Bonelli
“ Die goldene Chronik von Hohenschwangau, der Burg der Welfen, der Hohenstauffen und der Scheyren” 1842. Joseph von
Hormay
A cura della redazione storica dei
Scizeri de Fiem - Schützenkompanie Fleimstal